Sofia ce la farà. Margherita ce la farà.
Era una di quelle sere di fine estate in cui il cielo sembrava non voler diventar nero fino in fondo. Il sole se n’era andato da un po’ e aveva lasciato quella tragicomica magia nell’aria e nel cuore.
Regnava un’atmosfera sognante e nostalgica, il senso di smarrimento si mescolava all’immensità e all’incomprensibilità di certe emozioni che pervadono il corpo e fanno vibrare forte l’anima.
Sofia respirava e Margherita se n’era andata.
Margherita aveva lasciato dietro sé la notte, una brezza fresca, le stelle, il cielo blu scuro di fine agosto e l’amore. Tutto l’amore che avevano vissuto, creato, condiviso.
E adesso cosa avrebbe fatto Sofia? Cosa se ne sarebbe fatta di tutto quell’amore rimasto? Dove l’avrebbe messo, a chi l’avrebbe dato, che forma avrebbe preso?
Sofia si bastava da sola, guardava le stelle e piangeva. Piangeva perché assieme a Margherita le sembrava di aver perso una parte di sé di cui si era presa particolarmente cura in quell’anno passato assieme a lei.
Margherita era sincera, Margherita aveva paura. Margherita si era presa cura di Sofia fin dal primo giorno. Era dolce, era bella, era forte e fragile, era autentica, era un uragano di emozioni, era coinvolgente. Era una di quelle persone in grado di farti provare il mondo, di trasportarti in un altro universo attraversando la Via Lattea in contromano e poi riportarti sulla Terra, rendendola ad ogni ritorno un posto più stupendo di prima.
Ma alla fine, Margherita se n’era andata. O meglio, fosse per lei forse non se ne sarebbe neanche andata.
Sofia aveva dovuto prendere la difficile decisione di farla andare via.
L’amore che Sofia provava per lei era troppo, troppo per non poter essere amore. E Margherita aveva una paura fottuta dell’amore.
L’estate era finita, i rami degli alberi erano spogli da un po’. Era arrivato l’inverno e non sembrava voler lasciar spazio ad alcun calore interiore.
Sofia e Margherita erano andate avanti con le loro vite, sapevano qualcosa l’una dell’altra, giusto quello che era rimasto vivo dentro di loro, giusto ciò che l’una aveva lasciato irreversibilmente dentro l’altra.
La verità del loro rapporto, l'intensità del loro legame, la frequenza a cui le loro anime avevano vibrato erano dure a morire. Questo era tutto ciò che era rimasto, niente di più, niente abitudini, niente aggiornamenti, niente contatto, niente di tangibile.
Era rimasto solo l’amore, e l’amore lascia tracce.
Era gennaio e Sofia si chiedeva se Margherita l’avesse mai amata, dandosi costantemente e continuamente un’unica risposta: a modo suo, l’aveva amata, sì.
Era faticoso lasciar andare la persona che l'aveva fatta sentire voluta e amata sinceramente per la prima volta nella sua vita.
Quell’amore le aveva alimentate, le aveva rese persone speciali, le aveva unite irreversibilmente. Aveva fatto male ad entrambe e allo stesso tempo aveva curato ferite aperte. Quelle due si erano curate a vicenda. Avevano percorso insieme una parte di un cammino più grande. Camminare insieme salva la vita, a volte.
Margherita probabilmente non tornerà.
Non era pronta. Ma starà meglio. Aprirà l’armadio e guarirà i suoi scheletri. Sarà pronta per amare qualcun altro, prima o poi.
Sofia continuerà a tenere in circolo il suo amore, farà ballare chiunque incontrerà sulla sua strada. Troverà il posto giusto, prima o poi.
Non smetteranno forse mai di amarsi Sofia e Margherita. Continueranno a bruciarsi forte. Avranno il sapore di un amore perduto intrappolato in una vecchia polaroid. Uno di quelli da invidiare, uno di quelli da desiderare.
Il loro amore continuerà a salvarle da lontano, perché l’amore cura. E il cielo non sarà mai nero per chi ama sinceramente.
Sofia ce la farà.
Margherita ce la farà.
C_M